Da una specifica indagine autoptica (autopsie) fatta in Svizzera, ed eseguita su migliaia di persone morte in incidenti stradali (quindi non per malattia), è risultato qualcosa di sconvolgente: – Il 38% delle donne (tra i 40 e 50 anni) presentavano un tumore (in situ) al seno; – Il 48% degli uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla prostata; – Il 100% delle donne e uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla tiroide.[3] Con tumore in situ s’intende un tumore chiuso, chiuso nella sua capsula, non invasivo che può rimanere in questo stadio per molto tempo e anche regredire. Nel corso della vita è infatti “normale“ sviluppare tumori, e non a caso la stessa Medicina sa bene che sono migliaia le cellule tumorali prodotte ogni giorno dall’organismo. Queste, poi, vengono distrutte e/o fagocitate dal Sistema Immunitario, se l’organismo funziona correttamente.

Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale, autore di numerosi saggi conosciuti a livello internazionale, parlando con un amico anatomo-patologo del Veneto sui dubbi dell’utilità delle diagnosi e delle terapie anti-tumorali, si sentì rispondere: «Sì, anch’io ho molti dubbi. Sapessi quante volte, nelle autopsie sui cadaveri di vecchi contadini delle nostre valli più sperdute ho trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale» «Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi decenni – si chiede Luigi De Marchi – in tutto l’Occidente avanzato fosse un byas statistico, prodotto dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e certe volte regredivano naturalmente? E se il tanto conclamato incremento della mortalità da cancro fosse favorito sia dell’angoscia di morte prodotta dalle diagnosi precoci e dal clima terrorizzante degli ospedali, sia della debilitazione e intossicazione del paziente prodotte dalle terapie invasive, traumatizzanti e tossiche della Medicina ufficiale? Insomma, se fosse il risultato del blocco che l’angoscia della diagnosi e i danni delle terapie impongono ai processi naturali di regressione e guarigione dei tumori?” si domanda lo psicologo de Marchi.

Ancora…Altre statistiche tedesche dichiarano che il 68% dei reperti autopitici di 75enni in Germania, svela la presenza di un cancro prostatico asintomatico.

Ma qual è la verità? I tumori possono regredire spontaneamente?

A tecnici, medici, psicologi, anatomo-patologi e pazienti l’invito a cercare ed interrogare la Verità, attraverso valutazioni, confronti, esperienze cliniche a cui il commentario di questo blog si rende apertamente disponibile.