Ma siete sicuri di essere ammalati?

Rifletti: Chi dovrebbe definire le malattie? (1)

Chi stabilisce i confini tra ciò che è da considerare normale, a rischio o patologico? E come avviene questo delicato processo? Ray Moynhian, giornalista e docente universitario australiano che si occupa da anni di questi temi, analizza la situazione sulle pagine del British Medical Journal (BMJ) e si chiede come sostituire le attuali commissioni di esperti pieni di conflitti di interessi, che definiscono le malattie (1).

La nostra propensione a prevenire le malattie e la morte precoce – dice Moynhian – sta portando a ridefinire sempre più persone sane come malate e a prescrivere loro dei farmaci che dovranno prendere per tutta la vita per ridurre i rischi. Secondo una recente analisi, le definizioni di malattia si sono talmente allargate che quasi tutta la popolazione adulta più anziana viene ora classificata come affetta da almeno una malattia cronica.

Allagare così tanto i limiti per definire una persona malata e abbassare di pari passo le soglie per il trattamento, finisce per esporre persone con problemi lievi o rischi modesti, ai danni e ai costi di trattamenti di poco o nessun beneficio. Inoltre è diventato chiaro che molti membri delle commissioni che hanno preso queste decisioni, hanno legami finanziari diretti con le ditte che traggono benefici da questa estensione. Secondo Moynhian, sta crescendo la preoccupazione che i medici stiano iper-diagnosticando milioni di persone che, fino a poco tempo fa, venivano considerate sane. Voci autorevoli si domandano se non sia venuto il tempo che la società in generale abbia un ruolo più diretto nel decidere chi realmente meriti di essere etichettato come malato e alcuni chiedono un rinnovamento importante del modo di definire le malattie.

Le commissioni con conflitti allargano i confini delle malattie e abbassano le soglie per il trattamento

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