da admin | 17/Dic/2014 | Articoli Generali
Da una specifica indagine autoptica (autopsie) fatta in Svizzera, ed eseguita su migliaia di persone morte in incidenti stradali (quindi non per malattia), è risultato qualcosa di sconvolgente: – Il 38% delle donne (tra i 40 e 50 anni) presentavano un tumore (in situ) al seno; – Il 48% degli uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla prostata; – Il 100% delle donne e uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla tiroide.[3] Con tumore in situ s’intende un tumore chiuso, chiuso nella sua capsula, non invasivo che può rimanere in questo stadio per molto tempo e anche regredire. Nel corso della vita è infatti “normale“ sviluppare tumori, e non a caso la stessa Medicina sa bene che sono migliaia le cellule tumorali prodotte ogni giorno dall’organismo. Queste, poi, vengono distrutte e/o fagocitate dal Sistema Immunitario, se l’organismo funziona correttamente.
Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale, autore di numerosi saggi conosciuti a livello internazionale, parlando con un amico anatomo-patologo del Veneto sui dubbi dell’utilità delle diagnosi e delle terapie anti-tumorali, si sentì rispondere: «Sì, anch’io ho molti dubbi. Sapessi quante volte, nelle autopsie sui cadaveri di vecchi contadini delle nostre valli più sperdute ho trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale» «Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi decenni – si chiede Luigi De Marchi – in tutto l’Occidente avanzato fosse un byas statistico, prodotto dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e certe volte regredivano naturalmente? E se il tanto conclamato incremento della mortalità da cancro fosse favorito sia dell’angoscia di morte prodotta dalle diagnosi precoci e dal clima terrorizzante degli ospedali, sia della debilitazione e intossicazione del paziente prodotte dalle terapie invasive, traumatizzanti e tossiche della Medicina ufficiale? Insomma, se fosse il risultato del blocco che l’angoscia della diagnosi e i danni delle terapie impongono ai processi naturali di regressione e guarigione dei tumori?” si domanda lo psicologo de Marchi.
Ancora…Altre statistiche tedesche dichiarano che il 68% dei reperti autopitici di 75enni in Germania, svela la presenza di un cancro prostatico asintomatico.
Ma qual è la verità? I tumori possono regredire spontaneamente?
A tecnici, medici, psicologi, anatomo-patologi e pazienti l’invito a cercare ed interrogare la Verità, attraverso valutazioni, confronti, esperienze cliniche a cui il commentario di questo blog si rende apertamente disponibile.
da admin | 27/Set/2014 | Articoli Generali
Ve ne sono decine, ne riparleremo, spesso lasciate sotto silenzio.Vi citiamo l’ultima: il maltolo, con i suoi derivati.
Per il momento medici e sanitari ci hanno chiesto di riportare una ricerca italiana dal laboratorio dell’Università di Urbino: due ricercatori italiani hanno individuato nel “maltolo”, una sostanza naturale contenuta nel malto, nella cicoria, nel cocco, nel caffè e in moltissimi altri prodotti naturali, la possibilità di utilizzarlo per lo sviluppo di una nuova classe di molecole con attività antitumorale, in grado di spingere le cellule tumorali a “suicidarsi”. La scoperta, pubblicata sul British Journal of Cancer, ha ottenuto il brevetto nazionale, in attesa di quello internazionale.
Il maltolo è una molecola utilizzata talvolta come additivo alimentare per il suo aroma e le sue proprietà antiossidanti. Se opportunamente modificata può dare origine a nuove molecole con interessanti proprietà biologiche. Il team guidato da Vieri Fusi, che dirige il Laboratorio di Chimica Supramolecolare dell’Università di Urbino, in collaborazione con Mirco Fanelli del Laboratorio di Patologia Molecolare “PaoLa”, ha scoperto che le molecole contenute nel maltolo, malten e maltonis, sono in grado di “penetrare” all’interno delle cellule in modo da indurre delle alterazioni. La risposta dei geni per eliminare tali alterazioni è quella di spingerle all’apoptosi, la morte cellulare programmata, una sorta di “suicidio” biologico.
L’esperimento è stato effettuato su 8 linee cellulari, (8 tipi di cancri e leucemie): Immortalised promonocytic leukaemia (U937), acute promyelocytic leukaemia (NB4), acute myeloid leukaemia (HL-60), T-cell leukaemia (JURKAT), glioblastoma multiforme (U-373MG), cervix carcinoma (HeLa), malignant pleural mesothelioma (H28) and alveolar rhabdomyosarcoma (RH30)
“Tale meccanismo di azione, ad oggi mai osservato in molecole ad azione antineoplastica, è alla base per un potenziale sviluppo di molecole – spiega Fanelli – che possano sfruttare strategie alternative con cui bersagliare le cellule tumorali”. Gli studi sono passati adesso ad una fase sperimentale e in attesa di nuovi approfondimenti, spiega Fusi, “questi composti sembrano essere tollerati in vivo, cosa non scontata e hanno dimostrato interessanti proprietà biologiche inducendo una sensibile riduzione della massa tumorale”.
“Abbiamo modificato la molecola di maltolo e abbiamo scoperto che ha interessanti proprietà biologiche tra cui la capacità di indurre delle micro modificazioni della nostra cromatina, quindi nel nostro genoma. Le molecole sintetizzate di maltolo – continua il professor Fusi – possono indurre un’alterazione al dna sbagliato, ovvero a quello della cellula con il tumore. In questo caso la cellula ha due possibilità: può tentare di riparare il danno oppure, nel caso in cui non riesca nell’intento, avviarsi verso un vero e proprio suicidio”.
Fanelli e Fusi hanno dimostrato su modelli neoplastici quali colture cellulari in vitro l’efficacia di due molecole derivate dal maltolo e ribattezzate malten e maltonis. A seguito del trattamento, la capacità di replicazione delle cellule è stata compromessa, avviando un processo biologico destinato a concludersi proprio con il suicidio delle cellule corrotte.
“Il passo successivo sarebbe la sperimentazione clinica e se tutto va bene la speranza è di arrivare a un vero e proprio utilizzo sull’uomo. Siamo in una fase di ricerca sperimentale ma ci sono tutti i presupposti per provare a pianificare tutto questo”, spiegano i due ricercatori.
British Journal of Cancer (2010) 103, 239–248. doi:10.1038/sj.bjc.6605745 www.bjcancer.com
Published online 22 June 2010
Malten, a new synthetic molecule showing in vitro antiproliferative activity against tumour cells and induction of complex DNA structural alterations
S Amatori1, I Bagaloni1, E Macedi2, M Formica2, L Giorgi2, V Fusi2 and M Fanelli1
- 1Molecular Pathology and Oncology Lab. ‘PaoLa’, Department of Biomolecular Sciences, University of Urbino ‘Carlo Bo’, via Arco d’Augusto, 2, 61032 Fano (PU), Italy
- 2Institute of Chemical Sciences, University of Urbino ‘Carlo Bo’, p.zza Rinascimento, 6, 61029 Urbino (PU), Italy
Correspondence: Dr M Fanelli, E-mail: mirco.fanelli@uniurb.it
Altra pubblicazione:
Synthesis, basicity, structural characterization, and biochemical properties of two [(3-hydroxy-4-pyron-2-yl)methyl]amine derivatives showing antineoplastic features.
Amatori S1,
Ambrosi G,
Fanelli M,
Formica M,
Fusi V,
Giorgi L,
Macedi E,
Micheloni M,
Paoli P,
Pontellini R,
Rossi P.
J Org Chem. 2012 Mar 2;77(5):2207-18. doi: 10.1021/jo202270j. Epub 2012 Feb 22
v. Pub. Med.